Ad maiora

Ad Maiora “verso cose più grandi”

Stiamo attraversando un periodo della nostra vita “sociale” straordinaria, in cui ognuno può iniziare ad avviare una propria attività per conto proprio o in squadra e se non si hanno sul momento le conoscenze, contatti o gli strumenti necessari, basta connettersi ad una stazione free wi-fi per informarsi e sviluppare una soluzione alle sfide che abbiamo di fronte.

Ad maiora!

Alla conclusione della scuola superiore, la prima sfida è stata quella di trovare una strategia per accrescere la mia professionalità per entrare di prepotenza nel mondo del lavoro, e cercarne anche uno che fosse di mio gradimento.

Come ci si accorge di trovarsi nel mondo lavorativo giusto?

Durante le superiori ho avuto modo di fare lavori di vario genere – uno di questi fu nel periodo estivo tra la quarta e quinta superiore, per una società che produceva e vendeva un super aspirapolvere che vantava al suo interno meccanismi e/o componenti simili a quelli degli Shuttle della NASA.

Il mio compito era quello di venderne quanti più possibili. Non sono mai stato un grande venditore, per cui nonostante mi fosse molto difficile, alla fine riuscii a strappare poco meno che una decina di ordini in tre mesi.

E’ stato un grande successo personale, considerato la mia introversione e la timidezza di quell’epoca.

Non avere una meta può causare gravi danni, nonostante ci si senta appagati.

Quello fu il mio primo lavoro come venditore ed anche l’ultimo.
Lo trovavo veramente stancante, si doveva andare di casa in casa, previa appuntamento confermato telefonicamente, con due enormi borsoni e mostrare al possibile cliente i vantaggi del prodotto e dei suoi componenti.

Avevo trovato un mondo in cui riuscivo a lavorare, ma non era il mondo adatto per le mie giovani aspettative. Per questo lo lasciai.

Back 2 passion

Fallito con la vendita, tornai a quella che fu la mia vera prima passione. Passione a cui non avevo dato ascolto anni prima, la tecnologia informatica.

Una passione nata ed trasmessa da mia madre (programmatrice in una delle più importanti società degli anni 70/80/90 in Italia). Tutto iniziò quando (all’età di tredici anni) portò a casa un IBM-PC, donato dalla società per cui lavorava. Ne fui subito affascinato.

Mi innamorai subito di quella scatola e del suono dei tasti quando premuti.

Quindi, ritornai ad occuparmi d’informatica.

Mi misi a cercare risorse online sulla programmazione e di corsi, in modo da poter imparare il più possibile con lo scopo finale di venir assunto in qualche azienda e crescere professionalmente.

Avevo finalmente trovato il mio (primo) mondo

E così accadde. Dopo aver finito un corso annuale su uno specifico linguaggio di programmazione ed aver seguito online alcuni mini-corsi sull’informatica, non ebbi molta difficoltà a trovare diversi lavori per diverse società. La curiosità e l’entusiasmo non mi mancavano e da bravo autodidatta seguivo sempre alcuni blog e corsi online.

Miglioravo continuamente e cambiavo datore di lavoro quando trovavo nuove possibilità per apprendere o conoscere nuovi business. Ero bravo nel mio lavoro e quello che facevo mi appassionava e piaceva sempre di più.

Il tutto andò avanti per diversi anni …

Il medioevo

Fino a quando ho avvertito una forte apatia nei progetti a cui lavoravo, la passione e l’interesse stava diminuendo (ne parlo meglio in questo articolo). E la routine che prima amavo si stava trasformando in una gabbia d’oro per me.

Il mondo che pensavo di aver trovato mi stava suggerendo qualcosa
… ma che cosa?

Decisi di continuare ad occuparmi e lavora nel mondo dell’informatica, solo che mi avvicinai anche alla fotografia, montaggio video e la multimedialità. Avevo conoscenze grezze e quindi mi toccò nuovamente indossare i panni come autodidatta ed apprendere più skills possibili in merito.

Queste nuove competenze unite alle mie conoscenze informatiche mi permisero di valutare nuovi scenari per la mia carriera professionale. Crebbe sempre più il desiderio di costruire un mio posto in cui lavorare in maniera autonoma e senza vincoli, così da concentrarmi solamente sul mio prodotto o servizio.

Non mi rimaneva che mettermi alla prova e tentare di ottenere dei risultati. Per questo creai diversi progetti – di vario genere – in alcuni era più richiesta una competenza e conoscenza multimediale nell’altra invece una più inerente alla programmazione.

Mi piacerebbe dire che ogni progetto avviato ha avuto il suo lieto successo.

Alcuni ce l’hanno avuto, altri invece (la maggior parte) sono affondati che il Titanic in confronto è nulla. Ma ho saputo apprendere da ognuno di questi progetti e ho migliorato le mie competenze su competenze high-level, che fino a cinque anni prima ritenevo superflui o non così importanti per costruire e controllare un proprio business. Ed ho migliorato anche i valori della mia vita.

Ed ora, collego i puntini

Tutta questi anni mi sono serviti a capire una cosa, molto importante.

Non sono un programmatore, ma sono uno che ama le sfide e risolvere i problemi per i propri progetti. Un creatore/innovatore/problem solver, che in fondo è la triplice essenza ed animo del vero programmatore.

Stiamo attraversando un periodo della nostra vita “sociale” straordinaria, in cui ognuno può iniziare ad avviare una propria attività per conto proprio o in squadra e se non si hanno sul momento le conoscenze, contatti o gli strumenti necessari, basta connettersi ad una stazione free wi-fi per informarsi e sviluppare una soluzione alle sfide che abbiamo di fronte.

Solo in questo modo possiamo trovare il meglio da noi stessi e capire cosa ognuno di noi ha da offrire in questo mondo per renderlo un luogo migliore.

Ad Maiora …
semper !

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