Chi di noi non si è mai preoccupato di quella musica (earworms) che alcune volte abbiamo sentito riecheggiare nella nostra testa. Che suona e risuona a suo piacimento, in silenzio per tutti tranne che per noi.
Rendo meglio l’idea … avete mai aspettato in fila al supermercato o in banca, quando una canzone all’interno della vostra mente cattura la vostra attenzione ed alcune volte andiamo pure a riprodurla fischiettando (non tutta la canzone, ma solo una parte).
Hai capito di cosa sto parlando o ti è mai capitato di sentirle nella tua testa?
Se non ti è mai capitato, ti invito ad ascoltare queste canzoni e di continuare la lettura di questo articolo tra circa due ore 😉
Il caso che ti sto andando a presentare è chiamato earworms.
Gli scienziati a volte si riferiscono a loro come “immagini musicali involontarie” o InMI. Uno studio del 2012 ha rilevato che circa il 90 percento degli utenti finlandesi di Internet ha riferito di essersi “trovato” con una canzone in testa almeno una volta alla settimana.
Più la persona è musicale, maggiore è la probabilità che essa sperimenti l’esperienza dei earworms.
Hai capito ora perché alcune volte ripeti o canticchi una certa canzone, involontariamente?
Tranquillo, oltre a non essere il solo ad averla non ti devi neppure più tanto preoccupare – a mio avviso – perché possono essere delle “buone nuove”.
Esse vengono rievocate dal nostro inconscio quando siamo più sereni o mentre stiamo facendo attività di rilassamento come jogging oppure mentre durante le faccende domestiche.
Tendono a nascondersi durante quelle attività che non richiedono molta attenzione, per esempio, quando si attende che l’acqua bolle o che un semaforo diventi verde.
In una certa misura, è possibile prevedere quali canzoni rimarranno bloccate nella testa delle persone in base al contenuto melodico della canzone. Questo potrebbe potrebbe aiutare aspiranti cantautori o inserzionisti a scrivere una melodia che tutti ricorderanno per giorni o mesi.
Oppure sviluppare un algoritmo che oltre a predire, riesca anche a creare nuove tracce che contengano dei earworms.
Questo fenomeno rimane sicuramente tra i grandi misteri della mente.
Gli scienziati non sanno dare una spiegazione esatta del perché sia così facile per alcuni brani rimanere “incastrati” nella nostra testa, ma da un punto di vista psicologico, sono un esempio di immaginazione mentale.
Questa immagine può essere visiva, come quando chiudi gli occhi e immagini la famosa mucca viola.
Oppure può essere uditiva, come ad esempio quando immagini il suono delle urla di un bambino o lo sfrigolio dell’olio in pentola.
Sono – quindi – una forma speciale d’immagini uditive perché sono involontari. Non tappi le orecchie e provi a immaginare “Who Let the Dogs Out”, almeno spero che tu non lo faccia :p.
Un articolo del 2005 pubblicato sulla rivista Nature ha scoperto che la corteccia uditiva, la parte del lobo temporale che elabora il suono, si è attivata involontariamente quando i partecipanti alla ricerca hanno ascoltato canzoni familiari in cui era stata rimossa una parte di melodia.
In altre parole, il cervello è stato costretto a colmare il vuoto della musica mancante.
I ricercatori hanno anche potuto notare la differenza tra il riempimento della corteccia uditiva dei testi con quelli strumentali.
Nel primo caso si sono attivate aree di associazione uditiva specifiche che sono fondamentali per interpretare i suoni, nel secondo caso sono entrare in gioco aree di elaborazione del suono più primarie e di base.
Una caratteristica notevole è la loro tendenza a rimanere bloccati in un loop, ripetendosi ancora ed ancora per minuti od ore.
Altrettanto notevole è il ruolo della ripetizione nell’evocarli.
Le canzoni tendono a bloccarsi quando le ascoltiamo di recente ed in modo ripetitivo.
Se la ripetizione è un fattore scatenante, allora forse possiamo imputare la tecnologia moderna per i nostri earworms.
Gli ultimi cento anni hanno visto un’incredibile proliferazione di dispositivi che ti aiutano ad ascoltare la stessa cosa ancora e ancora. Dischi in vinile, cassette, CD o file audio in streaming.
Gli earworms sono solo un prodotto della fine del XX secolo?
La risposta arriva da una fonte improbabile quanto particolare: Mark Twain.
Nel 1876, appena un anno prima dell’invenzione del fonografo, scrisse un racconto immaginando una sinistra acquisizione di un’intera città da un tintinnio in rima, un earworm. Questo riferimento, e altri, ci mostrano che gli earworms sembrano essere un fenomeno psicologico di base – forse esasperato dalla tecnologia di registrazione, ma non nuovo in questo secolo.
Inoltre è facile pensare che ogni grande personaggio storico, da Shakespeare a Margherita Hack, potrebbe aver vagato con una canzone perennemente presente nella testa.
Oltre alla musica, è difficile pensare a un altro caso d’immagini intrusive così diffuse.
Perché la musica e non l’immagine delle penne Bic? Oppure il gusto del caffè del nostro bar preferito?
Vi presento una delle teorie che mi ha incuriosito di più, il motivo per cui abbiamo a che fare con i earworms ha a che vedere con il modo in cui la musica viene raffigurata nella nostra memoria.
Quando sentiamo una canzone che conosciamo ascoltiamo costantemente in avanti nel tempo, anticipando la nota e le parole successive.
È difficile per noi pensare a una particolare porzione musicale senza pensare all’intera canzone. Se vogliamo pensare al tono della frase “s’è cinta la testa” all’interno dell’inno di Mameli, dobbiamo ricominciare da “Fratelli d’Italia” e cantare fino a quando non arriviamo al tono.
Fratelli d’Italia,
l’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa.
Resta il fatto fondamentale che non sappiamo esattamente perché siamo sensibili agli earworms. Ma comprendere questo fenomeno potrebbe a mio parere fornirci importanti indizi sul funzionamento del cervello umano.
Così la prossima volta che saremo afflitti da una melodia di Rovazzi, anziché farla sparire semplicemente dopo tempo dalla nostra testa, la useremo come punto di partenza per porci domande sui importanti problemi che oggi affliggono il mondo ed ai quali si dovrebbe prestare molta attenzione.
Come l’attuale emergenza ambientale (spesso preso sotto gamba) oppure l’eccessivo consumismo nel quale spesso le persone si perdono.
Altrimenti, beh, possiamo semplicemente scrollarci dalla testa il nostro earworm.